La triste storia del traghetto S. Francesco di Paola

Che strano destino quello della nave traghetto S. Francesco di Paola!

Una delle più belle navi, appartenente fino al 1998 alla flotta FS (ci piace ancora definirla così nonostante l’avvento di nuove denominazioni sociali, la suddivisione in vari rami aziendali e l’introduzione di nuovi loghi), negli ultimi sei anni è stata posseduta da più proprietari, ha cambiato più volte nome e bandiera fino ad essere avviata (si dice) alla demolizione proprio in questi giorni.

Ripercorriamo insieme le principali tappe della sua storia.

L’esigenza di costruire una nuova nave traghetto del tipo “Reggio” di grande capacità (4 binari) nacque nei primi anni 60, in pieno boom economico, in occasione del piano decennale di investimenti infrastrutturali 1962 – 1972 varato dalle FS.

La nave fu commissionata ai Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso e avrebbe dovuto chiamarsi Erix. Tuttavia nei giorni immediatamente precedenti il varo il Ministero dei Trasporti ordinò la modifica del nome in S. Francesco di Paola, protettore delle genti di mare, le cui biografie narrano che un giorno, essendogli stato rifiutato il posto su un vascello che svolgeva il servizio di traghettamento sullo Stretto di Messina poiché non aveva il denaro per pagare il costo della traversata, distese il suo mantello sull’acqua, ne sollevò il lembo col bastone così da formare lo scafo, la vela e l’albero maestro, vi salì sopra e con una brezza favorevole attraversò il braccio di mare che divide la Sicilia dalla Calabria (così racconta lo scrittore Hanry Swinburne nella sua opera Travels in the Two Sicilies – Viaggi nelle Due Sicilie pubblicata tra il 1783 e il 1785).

La nave fu varata il 26 maggio del 1964 a Riva Trigoso. Alla cerimonia era presente l’allora Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione Civile Senatore Angelo Raffaele Jervolino, la cui consorte On. Maria Jervolino è stata la Madrina del varo.

Nel corso del suo viaggio verso Messina sostò davanti alla cittadina di Paola (ancora oggi importante snodo ferroviario della linea tirrenica Napoli – Reggio Calabria, da cui si dirama la linea per Cosenza) per ricevere una particolare benedizione ed una targa commemorativa affissa in plancia di comando. Il successivo 13 luglio entrò in linea come ammiraglia della flotta FS dello Stretto.

Lunga 128,51 e larga 17,39 metri (per un dislocamento complessivo di 5.173 tonnellate) la S. Francesco poteva caricare 34 carri merci o 13 carrozze passeggeri sui suoi quattro binari che sviluppavano una lunghezza di 338,5 metri. Il suo ponte auto, inoltre, era in grado di accogliere circa 40 vetture. La propulsione era affidata ad un apparato diesel da 3200 CV che consentiva alle due eliche a passo variabile di sviluppare una velocità massima prossima ai 18 nodi.

Oltre che per la sua grande capacità di trasporto la nave si caratterizzava per il suo elegante allestimento con scale dotate di passamani in alluminio zincato che portavano ai grandi saloni arredati da ampie vetrate e rivestimenti in ciliegio.

Come la nave Reggio, la S. Francesco possedeva una celata mobile poppiera che la rendeva idonea al servizio anche sulla rotta sarda consentendo l’imbarco e lo sbarco dei convogli da poppa. Ed, infatti, dopo qualche viaggio tra Messina e Civitavecchia per il trasporto carri derrate deperibili operato nel 1970 (in concomitanza con i famosi moti di Reggio Calabria che determinarono il blocco del traghettamento nello Stretto) e alcuni periodi di “rinforzo estivo” alle navi Tyrsus, Hermaea, Gennargentu e Gallura (1973), dalla fine del 1974 la S. Francesco fu messa a disposizione dell’Ufficio Esercizio Navigazione di Civitavecchia. Qui vi rimase fino al 1982 anno in cui entrò in servizio la nave Garibaldi.

Rientrata a Messina la nave riprese a navigare nelle acque dello Stretto fino al 1996 per poi essere destinata al ruolo di imbarcazione di riserva. Le ultime corse furono effettuate nei primi mesi del 1997 poi la S. Francesco restò ormeggiata al molo Norimberga del capoluogo peloritano affiancata dalla Cariddi (vedi foto) come se le due navi attendessero il medesimo destino.

Nel 1998 fu venduta per circa 350 mila dollari ad una società finanziaria belga che ne cambiò il nome in P. Christine e la iscrisse nel compartimento navale di S. Lorenzo (Honduras). Il 25 novembre dello stesso anno lasciò le acque dello Stretto dapprima diretta alla volta di Augusta per un breve ciclo di lavori di carenaggio; da lì intraprese un lungo viaggio verso il porto belga di Ostenda dove fu adibita a falegnameria galleggiante ed è rimasta ormeggiata fino a gennaio 2004.

Poco prima sulla nave erano iniziati lavori di trasformazione in piroscafo da crociera con revisione di tutti gli spazi interni, comunque nel rispetto delle originali forme, la realizzazione di 63 cabine per l’equipaggio (che si stima intorno alle 90 unità), numerose cabine passeggeri complete di arredamento e servizi, diverse aree ricreative, solarium, cocktail-bar, ristorante e, nella zona poppiera, una piscina dotata di trampolino e possibilità di accesso diretto al mare attraverso la celata mobile.

Conclusa la sua utilità come segheria galleggiante nel porto di Ostenda la nave ha riottenuto il suo nome ed è stata venduta ad un prezzo di un milione di dollari. La nave ha lasciato il porto di Ostenda diretta verso le coste indiane per essere demolita.

A ricordo di questa bellissima nave riportiamo di seguito i link di due bellissimi video tuttora presenti sul web.

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Addio mitico traghetto S. Francesco di Paola !